Nozioni di apnea - Richiesta Consigli tecnici
Inviato: 18 dic 2014, 5:36
Data originale: 2014-07-22 14:57,
Avendo iniziato la pratica del'apnea in maniera più approfondita, mi piaceva inserire qui alcune note sulla pratica stessa in modo da tenerle salve nel tempo. Se si volesse fare una discussione c'e' sempre spazio...
note tratte dal sito: http://www.200bar.it/
3. La ventilazione per la apnea
In condizioni normali l'ossigeno presente nella misura del 21% nell'aria e del 17% negli alveoli e nel sangue arterioso; nel sangue venoso la percentuale di O2 scende al 15%. Gli scambi gassosi possono avvenire a patto che la percentuale di ossigeno negli alveoli sia superiore al 10%; se la ppO2 scende al di sotto del 10% si instaura la sincope ipossica con perdita di coscienza ma senza arresto cardiaco. Sempre considerando le condizioni normali di una persona, si può ricordare che la CO2 , presente solo in tracce nell'aria libera, raggiunge il valore del 5,1% negli alveoli e nel sangue arterioso, ed arriva al 5,8% nel sangue venoso.
Se la ppCO2 raggiunge nel sangue il valore del 7-8 %, inizia quel certo stato di disagio fisico detto fame d'aria; se poi la ppCO2 sale al 10% si ha la contrazione di vari muscoli ed in particolare dei muscoli della fascia addominale che provocano le cosiddette contrazioni diaframmatiche.
Queste si possono considerare come veri e propri atti respiratori repressi.
Se la ppCO2 continua ad aumentare, si ha una diminuizione dell'attenzione mentale ed un calo del tono muscolare che porta alla cessazione delle contrazioni del diaframma; intorno a valori del 12% si ha arresto cardiaco con conseguente ipossia cerebrale che porta rapidamente alla morte.
Considerando quanto sopra ricordato, il primo concetto da ribadire che una maggiore ventilazione non serve ad aumentare il contenuto di O2 nel sangue ma solo ad abbassare la percentuale di CO2 ; in effetti il sangue arterioso già praticamente saturo di O2 e nessun tipo di ventilazione effettuata con normale aria pu fare salire oltre il 21% la ppO2 ; una ventilazione forzata, o iperventilazione, può servire solo ad abbassare la percentuale della CO2 nel sangue a valori che possono scendere anche sotto l'1%.
Prima di immergersi in apnea effettuare quindi non più di 4 o 5 atti respiratori formati da espirazione profonda seguita da inspirazione non massima ; l'ultima inspirazione può essere di tipo massimale per avere una scorta maggiore di aria. Evitare quindi la respirazione profonda effettuata velocemente e per lungo tempo che può risultare pericolosa in base a quanto precedentemente esposto. Il sintomo che ci avvisa di una ventilazione eccessiva una sensazione di capogiro e di leggera vertigine; in tal caso interrompere la ventilazione forzata e tornare a respirare in maniera normale fin quando tale sensazione non sia cessata.
4. Limiti dell'apnea
L'iperventilazione potrebbe sembrare una condizione vantaggiosa per chi si accinge ad immergersi in apnea, per poter prolungare la permanenza in profondità.
Con l'aiuto del grafico di figura 1, cerchiamo di capire cosa succede in realtà nei due casi di apnea preceduta da ventilazione normale e da iperventilazione.

Innanzi tutto una breve descrizione per la lettura della figura1 :
- lasse delle ordinate sulla sinistra (azzurro) indica la percentuale di O2 nel sangue.
- lasse delle ordinate sulla destra (rosso) indica la percentuale di CO2 nel sangue.
- la retta inclinata blu indica la percentuale di O2 che parte dal 21% e diminuisce con il progredire dell'apnea.
- le rette 1 e 2 inclinate di colore rosso indicano la percentuale di CO2 che parte rispettivamente dal 5% o dal 2% a seconda della ventilazione, ed aumenta con la durata dell'apnea.
-A1 momento di inizio contrazioni diaframma relativo a ventilazione normale.
-A2 momento di inizio contrazioni diaframma relativo a iperventilazione.
-B momento di inizio sincope ipossica.
Supponiamo ora di immergerci in apnea dopo una normale ventilazione; l'O2 sarà al 21% mentre la CO2 partirà dal 5%, come indicato rispettivamente dalle rette Blu (3) e Rossa (1); durante l'apnea la ppO2 diminuisce mentre aumenta la ppCO2 . Si vede bene che il punto A1 precede il punto B, e quindi le contrazioni diaframmatiche avvisano il sommozzatore che arrivato il momento di risalire prima che subentri la sincope da ipossia. Qualora tale sincope dovesse comunque verificarsi, non si correrebbe il pericolo di atti respiratori involontari, essendo già terminata la fase delle contrazioni del diaframma.
In tal caso il sommozzatore, se ha avuto la accortezza di zavorrarsi nella giusta misura ed ha avuto il buon senso di immergersi in apnea in presenza di un compagno di esperienza equivalente, può essere recuperato e tratto in superficie dove può spontaneamente riprendere la respirazione senza danni.
Se, invece, ci si immerge dopo una iper-ventilazione, la ppCO2 di partenza vale il 2% e seguir nel tempo l'andamento della retta rossa tratteggiata (2), mentre l'O2 parte ancora dal 21% e il suo andamento ancora quello della retta azzurra (3). Si pu subito vedere che il punto B di ipossia viene raggiunto prima del punto A2 di ipercapnia; il risultato di ci che il sommozzatore entra in sincope da ipossia prima che siano avvenute le contrazioni diaframmatiche.
Durante tale stato di incoscienza i processi metabolici comunque continuano e quindi ossigeno ed anidride carbonica varieranno ancora secondo il grafico; nel momento individuato da A2, la ppCO2 raggiunge la soglia dell'ipercapnia, che stimola le contrazioni del diaframma che per, non potendo essere controllate a causa dello stato di sincope, si trasformano in veri e propri atti respiratori non repressi.
Fortunati noi se nel frattempo la spinta idrostatica (grazie Archimede!) ci ha fatti tornare in superficie con la bocca rivolta verso l'alto, altrimenti sono guai seri....
Questo anche uno dei motivi per cui si raccomanda fortemente di togliere l'aeratore di bocca all'inizio della discesa; se abbiamo in bocca il boccaglio dell'aeratore, infatti, nulla impedisce all'acqua di allagare le vie respiratorie qualora insorga lo stato di incoscienza.
Quanto sopra ci fa capire il motivo per cui non si deve iperventilare prima di scendere in apnea, ma solo effettuare una buona ventilazione come descritto nel paragrafo 3.
L'iperventilazione lasciamola utilizzare a coloro che cercano di superare i propri limiti (ed anche i limiti degli altri!) ma in tali casi sono seguiti attimo dopo attimo da altri sommozzatori durante tutta la durata dell'apnea.
5. La sincope da risalita
Le considerazioni sopra esposte ci spiegano anche un altro importante fenomeno a cui l'apneista deve presentare estrema attenzione.
L'aumento della pressione che abbiamo in profondità, aumentando la pressione parziale dell O2 nei polmoni, ci facilita gli scambi gassosi negli alveoli e ci permette di sfruttare pi a fondo l'aria che abbiamo immagazzinato in superficie; il problema serio nasce durante la risalita allorchè, man mano che saliamo, la ppO2 cala in funzione del calo della pressione esterna. Questa diminuizione della ppO2 diviene percentualmente sempre maggiore col diminuire della profondità, fino a diventare molto forte negli ultimi metri di risalita; infatti passando da 10 metri a 0 la pressione si dimezza passando da 2 bar ad 1bar.
La fig.2 mostra la variazione percentuale di pressione in funzione della variazione della profondità.

Si nota come, ad uguali variazioni di quota, le variazioni percentuali di pressione siano più ingenti a profondità minori. Salire dai 30 mt. ai 25 mt.
comporta un abbassamento di pressione del 12,5% (0,5atm. / 4atm.) mentre la stessa variazione di quota passando dai 5mt. alla superficie comporta una diminuizione di pressione del 33,3% (0,5atm. / 1,5atm.).
In pratica tutto il discorso di cui sopra ci fa capire che il momento pi delicato e pericoloso di una sommozzata in apnea quello degli ultimi metri della risalita, in quanto il brusco calare della ppO2 può indurre una sincope da ipossia.
Per ridurre il pericolo di tale evenienza non si deve aspettare ad iniziare la risalita che compaiano le contrazioni diaframmatiche, ma staccarsi dal fondo senza indugi ai primi sintomi di fame d'aria.
E anche molto importante determinare con cura il peso della zavorra, in modo tale da risultare in assetto positivo per le profondità comprese fra 0 e 10 mt.; questo far si che, anche nel malaugurato caso di sincope, il sommozzatore tender automaticamente a risalire in superficie dove il compagno potrà prestargli soccorso tenendogli il viso fuori dall'acqua in attesa della spontanea ripresa della respirazione causata dalle contrazioni del diaframma (raccomandiamo ancora una volta di non tenere l'aeratore in bocca!).
Avendo iniziato la pratica del'apnea in maniera più approfondita, mi piaceva inserire qui alcune note sulla pratica stessa in modo da tenerle salve nel tempo. Se si volesse fare una discussione c'e' sempre spazio...
note tratte dal sito: http://www.200bar.it/
3. La ventilazione per la apnea
In condizioni normali l'ossigeno presente nella misura del 21% nell'aria e del 17% negli alveoli e nel sangue arterioso; nel sangue venoso la percentuale di O2 scende al 15%. Gli scambi gassosi possono avvenire a patto che la percentuale di ossigeno negli alveoli sia superiore al 10%; se la ppO2 scende al di sotto del 10% si instaura la sincope ipossica con perdita di coscienza ma senza arresto cardiaco. Sempre considerando le condizioni normali di una persona, si può ricordare che la CO2 , presente solo in tracce nell'aria libera, raggiunge il valore del 5,1% negli alveoli e nel sangue arterioso, ed arriva al 5,8% nel sangue venoso.
Se la ppCO2 raggiunge nel sangue il valore del 7-8 %, inizia quel certo stato di disagio fisico detto fame d'aria; se poi la ppCO2 sale al 10% si ha la contrazione di vari muscoli ed in particolare dei muscoli della fascia addominale che provocano le cosiddette contrazioni diaframmatiche.
Queste si possono considerare come veri e propri atti respiratori repressi.
Se la ppCO2 continua ad aumentare, si ha una diminuizione dell'attenzione mentale ed un calo del tono muscolare che porta alla cessazione delle contrazioni del diaframma; intorno a valori del 12% si ha arresto cardiaco con conseguente ipossia cerebrale che porta rapidamente alla morte.
Considerando quanto sopra ricordato, il primo concetto da ribadire che una maggiore ventilazione non serve ad aumentare il contenuto di O2 nel sangue ma solo ad abbassare la percentuale di CO2 ; in effetti il sangue arterioso già praticamente saturo di O2 e nessun tipo di ventilazione effettuata con normale aria pu fare salire oltre il 21% la ppO2 ; una ventilazione forzata, o iperventilazione, può servire solo ad abbassare la percentuale della CO2 nel sangue a valori che possono scendere anche sotto l'1%.
Prima di immergersi in apnea effettuare quindi non più di 4 o 5 atti respiratori formati da espirazione profonda seguita da inspirazione non massima ; l'ultima inspirazione può essere di tipo massimale per avere una scorta maggiore di aria. Evitare quindi la respirazione profonda effettuata velocemente e per lungo tempo che può risultare pericolosa in base a quanto precedentemente esposto. Il sintomo che ci avvisa di una ventilazione eccessiva una sensazione di capogiro e di leggera vertigine; in tal caso interrompere la ventilazione forzata e tornare a respirare in maniera normale fin quando tale sensazione non sia cessata.
4. Limiti dell'apnea
L'iperventilazione potrebbe sembrare una condizione vantaggiosa per chi si accinge ad immergersi in apnea, per poter prolungare la permanenza in profondità.
Con l'aiuto del grafico di figura 1, cerchiamo di capire cosa succede in realtà nei due casi di apnea preceduta da ventilazione normale e da iperventilazione.

Innanzi tutto una breve descrizione per la lettura della figura1 :
- lasse delle ordinate sulla sinistra (azzurro) indica la percentuale di O2 nel sangue.
- lasse delle ordinate sulla destra (rosso) indica la percentuale di CO2 nel sangue.
- la retta inclinata blu indica la percentuale di O2 che parte dal 21% e diminuisce con il progredire dell'apnea.
- le rette 1 e 2 inclinate di colore rosso indicano la percentuale di CO2 che parte rispettivamente dal 5% o dal 2% a seconda della ventilazione, ed aumenta con la durata dell'apnea.
-A1 momento di inizio contrazioni diaframma relativo a ventilazione normale.
-A2 momento di inizio contrazioni diaframma relativo a iperventilazione.
-B momento di inizio sincope ipossica.
Supponiamo ora di immergerci in apnea dopo una normale ventilazione; l'O2 sarà al 21% mentre la CO2 partirà dal 5%, come indicato rispettivamente dalle rette Blu (3) e Rossa (1); durante l'apnea la ppO2 diminuisce mentre aumenta la ppCO2 . Si vede bene che il punto A1 precede il punto B, e quindi le contrazioni diaframmatiche avvisano il sommozzatore che arrivato il momento di risalire prima che subentri la sincope da ipossia. Qualora tale sincope dovesse comunque verificarsi, non si correrebbe il pericolo di atti respiratori involontari, essendo già terminata la fase delle contrazioni del diaframma.
In tal caso il sommozzatore, se ha avuto la accortezza di zavorrarsi nella giusta misura ed ha avuto il buon senso di immergersi in apnea in presenza di un compagno di esperienza equivalente, può essere recuperato e tratto in superficie dove può spontaneamente riprendere la respirazione senza danni.
Se, invece, ci si immerge dopo una iper-ventilazione, la ppCO2 di partenza vale il 2% e seguir nel tempo l'andamento della retta rossa tratteggiata (2), mentre l'O2 parte ancora dal 21% e il suo andamento ancora quello della retta azzurra (3). Si pu subito vedere che il punto B di ipossia viene raggiunto prima del punto A2 di ipercapnia; il risultato di ci che il sommozzatore entra in sincope da ipossia prima che siano avvenute le contrazioni diaframmatiche.
Durante tale stato di incoscienza i processi metabolici comunque continuano e quindi ossigeno ed anidride carbonica varieranno ancora secondo il grafico; nel momento individuato da A2, la ppCO2 raggiunge la soglia dell'ipercapnia, che stimola le contrazioni del diaframma che per, non potendo essere controllate a causa dello stato di sincope, si trasformano in veri e propri atti respiratori non repressi.
Fortunati noi se nel frattempo la spinta idrostatica (grazie Archimede!) ci ha fatti tornare in superficie con la bocca rivolta verso l'alto, altrimenti sono guai seri....
Questo anche uno dei motivi per cui si raccomanda fortemente di togliere l'aeratore di bocca all'inizio della discesa; se abbiamo in bocca il boccaglio dell'aeratore, infatti, nulla impedisce all'acqua di allagare le vie respiratorie qualora insorga lo stato di incoscienza.
Quanto sopra ci fa capire il motivo per cui non si deve iperventilare prima di scendere in apnea, ma solo effettuare una buona ventilazione come descritto nel paragrafo 3.
L'iperventilazione lasciamola utilizzare a coloro che cercano di superare i propri limiti (ed anche i limiti degli altri!) ma in tali casi sono seguiti attimo dopo attimo da altri sommozzatori durante tutta la durata dell'apnea.
5. La sincope da risalita
Le considerazioni sopra esposte ci spiegano anche un altro importante fenomeno a cui l'apneista deve presentare estrema attenzione.
L'aumento della pressione che abbiamo in profondità, aumentando la pressione parziale dell O2 nei polmoni, ci facilita gli scambi gassosi negli alveoli e ci permette di sfruttare pi a fondo l'aria che abbiamo immagazzinato in superficie; il problema serio nasce durante la risalita allorchè, man mano che saliamo, la ppO2 cala in funzione del calo della pressione esterna. Questa diminuizione della ppO2 diviene percentualmente sempre maggiore col diminuire della profondità, fino a diventare molto forte negli ultimi metri di risalita; infatti passando da 10 metri a 0 la pressione si dimezza passando da 2 bar ad 1bar.
La fig.2 mostra la variazione percentuale di pressione in funzione della variazione della profondità.

Si nota come, ad uguali variazioni di quota, le variazioni percentuali di pressione siano più ingenti a profondità minori. Salire dai 30 mt. ai 25 mt.
comporta un abbassamento di pressione del 12,5% (0,5atm. / 4atm.) mentre la stessa variazione di quota passando dai 5mt. alla superficie comporta una diminuizione di pressione del 33,3% (0,5atm. / 1,5atm.).
In pratica tutto il discorso di cui sopra ci fa capire che il momento pi delicato e pericoloso di una sommozzata in apnea quello degli ultimi metri della risalita, in quanto il brusco calare della ppO2 può indurre una sincope da ipossia.
Per ridurre il pericolo di tale evenienza non si deve aspettare ad iniziare la risalita che compaiano le contrazioni diaframmatiche, ma staccarsi dal fondo senza indugi ai primi sintomi di fame d'aria.
E anche molto importante determinare con cura il peso della zavorra, in modo tale da risultare in assetto positivo per le profondità comprese fra 0 e 10 mt.; questo far si che, anche nel malaugurato caso di sincope, il sommozzatore tender automaticamente a risalire in superficie dove il compagno potrà prestargli soccorso tenendogli il viso fuori dall'acqua in attesa della spontanea ripresa della respirazione causata dalle contrazioni del diaframma (raccomandiamo ancora una volta di non tenere l'aeratore in bocca!).